martedì 1 gennaio 2008

Mondo R.Obosia


Prima Parte

C’era una volta, nella città di Robosia, la piccola e felice comunità di robò, dove vivevano i robòbuoni. Si erano insediati in una vecchia fabbrica abbandonata che produceva batterie, la Tracanna Alcalina. Nessuno sapeva di preciso dove fosse e questo ai robòbuoni piaceva molto, perché stavano in pace e serenità. Vivevano in piccole baracche di lamiera, nutrendosi del frutto del loro lavoro. Producevano olio da strane piante che coltivavano poco lontano, grasso dalle lumache che allevavano, alcol dai tuberi che facevano fermentare insieme agli scarti industriali. Chiaramente ogni robòbuono aveva la sua specializzazione. C’era R.Omino che teneva la contabilità e i dare-avere della comunità; R.Amato, che si occupava delle coltivazioni e dei frutti; R.Oca che faceva la ballerina e di cui tutti i robòbuoni erano innamorati (in molte muri di robòtol c’è ancora scritto W la R.Oca); R.Uzzo, sempre pronto a scherzare e giocare; R.Ana grande cuoca; R.Ullo che era fortissimo e veniva impiegato per i lavori di fatica insieme a R.Ambo: R.Inco era l’alcolizzato della comunità e poi c’erano i piccoli R.Igurgito e R.Ullino e l’anziano R.Emautismo. Un giorno i robòbuoni dopo aver litigato per la razione di olio che doveva essere distribuita a ciascuno, decisero di eleggere un leader, al doppio turno col ballottaggio, perché R.Ullo aveva sentito dire che era più divertente. Venne stabilito che il capo avrebbe tolto la calotta superiore bianca (come tutti gli altri) e l’avrebbe messa rossa, e che si sarebbe chiamato Granrobò.R.Omino disse che ci voleva dimestichezza coi conti per comandare, R.Ambo disse che era necessaria essere forti, R.Ana che le robòbuone femmine erano più adatte. R.Inco non capì molto di tutta la faccenda e R.Amato era nei campi quando tutto questo venne deciso…
Tutti i robòbuoni votarono e al ballottaggio adarono R.Uzzo, che ottenne l'appoggio di R.Ambo. ROmino e R.Ana (per un esecutivo concreto e muscoloso) e R.Amato, col quale si allearono R.Inco e R.Oca (due a cui piaceva far festa e divertirsi). Iniziò così la 2 giorni di campagna elettorale, prima del verdetto...


Seconda parte

R.Uzzo celebra la vittoria elettorale, e lo fa a modo suo, con una grande festa. Il robò giocherellone è dunque Granrobò della comunità cibernetica di R.Obosia e indossa, come stabilito, una calotta cranica rossa. Ha inoltre scelto le deleghe che intende concedere ai suoi robò di fiducia. R.Ana, lato femminile della campagna elettorale verrà impiegata come robò addetto all'estetica nonché ai diritti di R.Obosia. R.Ambo sarà il responsabile e direttore delle strutture, anche dal punto di vista della loro manutenzione e solo in caso, organizzatore della difesa da eventuali minacce. Infine R.Omino dovrà fare in modo che i conti siano apposto. A R.Uzzo il non facile compito di coordinare i lavori che saranno osservati dai guardinghi e sconfitti R.Amato, R.Inco e R.Oca. Tutti gli altri robò se la spassano alla festa felici del nuovo clima politico, rilassato e scherzoso. Anche il serioso R.Omino si concede un paio di bicchieri di succo di lumacone imperiale, ghiottoneria alcolica per i robò più esigenti. I più giovani fanno uso di unguento di rospo, una droga leggera illegale a R.Obosia, ma oggi è festa e si può tollerare. R.Uzzo rovescia una secchiata di olio bollente a R.Amato, per gioco. “Senza rancore” dice R.Uzzo, “senza rancore” risponde R.Amato stringendogli la mano. Solo domani mattina si penserà ai problemi della comunità e si prenderanno le prime decisioni della nuova amministrazione.

Terza parte

Finiti i giorni di festa per la vittoria elettorale, è tempo di prendere decisioni e il Granrobò R.Uzzo affiancato dai fedeli R.Ana e R.Ambo, annuncia fiero: "Si inizino i lavori per lo stadio dove gareggeranno le lumache! Non solo, nell'impianto sorgerà un centro commerciale dotato di vasche idromassaggio piene di olio!. Poi, da oggi con efficacia immediata, visto l'enorme consenso, l'uso di unguento di rospo è legale. Chi vuole dunque apra gli unguento-shop!". Il consenso è sì enorme ma non totale, R.Omino per esempio guarda con sospetto la cosa, e anche R.Eumatismo si fa sfuggire dalle labbra un “Ai miei tempi…”.
Il resto dei robò accompagna con applausi, tintinnii di latta contro latta e coriandoli le dichiarazioni del leader, lo stesso R.Omino, defilato, spinge i numeri della calcolatrice cercando di non sforare; R.Inco è emozionatissimo, va nella sua baracca e ne esce con una damigiana di unguento; R.Amato all'udire il secondo annuncio innalza la bottiglia che portava a tracolla e dopo averla stappata con vigore, ne rovescia il contenuto addosso dalla testa ai piedi. L'unto di rospo lo invade e lo stordisce con quell'effetto anestetico che solo esso sa dare ai robò. Comincia la festa ed è solo pomeriggio.
Tarda sera, la comunità di Robosia è stordita dall'unguento e dal gozzoviglio generale. R.Inco, il più abituato alle sbornie ode un gran colpo, due, poi altri ripetuti. Alcune baracche saltano in aria. Chi può si mette in fuga, altri gridano guardando il Granrobò. R.Uzzo sa già cos'è stato: l'attacco dei malefici r.Oborroidi, robò che popolano la discarica di r.Oborrodia! Hanno atteso il momento di debolezza dei Robosiani per dare l'avvertimento che presto arriveranno a prendere la loro terra. Per fortuna la fortificazione regge, e per fortuna era solo un avvertimento. Ma i r.Oborroidi torneranno, questo è certo.
I r.Oborroidi per sferrare l’attacco hanno bisogno di eleggere un r.Oboissimo (un capo) capace di guidarli.

Quarta parte

Di chiasso ce ne è tanto, si sente che dentro la fortificazione di r.Obosia si stanno divertendo forte. “Peccato che non siamo ancora pronti per l’attacco decisivo – dice il r.Oboissimo r.Andello alla sua fida compagna r.Azzata – oggi avremmo conquistato R.Obosia senza troppi sforzi. Sentili là come festeggiano, saranno tutti fatti di unguento, quei maledetti Robò”. “Perché non proviamo a sfondare la fortificazione – dice r.Atto – anche se la nostra arma non è pronta stasera ce la potremmo fare anche a tenaglie nude”. R.Atto e r.Ovo prendono r.Ozzo e lo usano come ariete per sfondare una porta della fortificazione. I robò sentono il baccano e la musica si ferma. Intanto r.Ozzo bestemmia copiosamente, perché fare l’ariete fa male. “Basta! – dice r.Andello – Non è questo il verso, torniamo alla discarica di r.Oborrodia, aspettiamo che r.Utto e r.Aspa abbiano finito la nostra straordinaria arma di distruzione e torniamo a conquistare R.Obosia!”. “Sìììì” dissero tutti gli altri aggiungendo molte brutte parole, e si avviarono verso la discarica.
Nessuno fin qui aveva considerato l'elemento della natura, il maestro pagano che può alterare il normale corso delle cose: R.Occhio, robò magico che vive sulla collina sopra la discarica e r.Obosia. Egli non vede buoni auspici, nonostante i r.Oborroidi stessero tentando qualche azione nemica. Se solo avesse voluto R.Obosia sarebbe stata dei r.Oborroidi.

Quinta Parte

R.Atto e r.Ovo blaterano urlano, strepitano contro tutto e tutti. L'attacco è andato in qualche modo e sono tornati mestamente nella loro casa discarica. r.Andello li rincorre colpendoli sulla schiena robotica, per cercare di zittirli. r.Azzata è già in cerca di qualche rifiuto, una buccia di banana o l'involucro di palstica di uno snack al cioccolato, che la possa abbellire. R.Utto e r.Aspa non hanno combinato nulla con l'arma di distruzione anzi, hanno rischiato di saltare in aria. R.Ozzo fa fa un proclama: "non siamo stati protetti. È lui che non ci ha aiutati. È stato r.Occhio." "Vero!" gridano tutti "non lo abbiamo venerato!". "Veneriamolo allora" dice r.Andello "innalzeremo un tempio in suo onore e verremo protetti nel prossimo attacco contro r.Obosia! Presto, raccogliete tutto ciò che ci può servire: lattine, fango, barili!".
A r.Obosia c'è paura per un futuro attacco, palesemente dichairato. Non c'è disperazione ma l'allarme negli occhi robotici di tutti. R.Uzzo convoca la comunità robotica per decidere il da farsi ma sono tutti concordi sul volere costruire un grande tempio che domini r.Obosia. r.Ambo dirigerà i lavori e presto la divinità r.Occhio avrà un suo oggetto di culto.

Sesta parte

I due templi in onore di R.Occhio vengono innalzati dai r.Oborroidi e dai robò. Gli stili scelti dalle due comunità sono diversi. La comunità di R.Obosia sceglie un stile più gotico con lunghe lamiere che spiccano verso il cielo. In mezzo ovviamente il sacro braciere in omaggio al R.Occhio. Nella discarica di R.Oboorrodia viene raccolto di tutto, e il risultato è chiaramente più barocco. La fanno da padrone due enormi ruote di trattore ai lati dell’ingresso, mentre per il braciere è stata usata una vecchia vasca da bagno piena di angurie marce. I robò hanno scelto come simbolo un dipinto di R.Occhio fatto da R.Omina, mentre i r.Oborroidi hanno scelto un gommone abbandonato somigliante a R.Occhio.

Settima parte

Mani robotiche contro lamiere robotiche, tamburi dagli echi ferrosi. Da lontano si ode il battere ritmico e determinato dello scontro imminente. L'armata dei r.Oborroidi, guidata da r.Andello, si arma per andare a prendere r.Obosia, lasciando la discarica per sempre. A R.Obosia R.Uzzo non scherza più, scorge la sconfitta dalle fragili protezioni della città, si rammarica per le troppe feste e per non aver seguito i consigli di R.Omino che lo sollecitavano a rinforzare la città. La sua civiltà è all'epilogo, i suoi sogni come quelli degli amici robò finiscono in questo giorno di botte e metallo. R.Ambo organizza la difesa, urlando che non ci sono abbastanza armi, R.Omina aspetta in ginocchio di fronte al dipinto di R.Occhio fatto con le sue mani mani. L'ondata r.Oborroica è devastante e nemmeno la speranza vi si può frapporre. R.Obosia è presa, i giorni di festa sono finiti e come a carnevale spento, i coriandoli di R.Uzzo sono cartaccia qualunque su pozze d'olio e polvere nera. Non una risata, non una trombetta e nemmeno un po’ di unguento di rospo possono cambiare le cose. R.Ana, R.Ullino, R.Amato, R.Eumatismo, R.Inco e gli altri sono tutti prigionieri agli ordini del loro nuovo capo. Non si trova R.Uzzo, forse morto, forse in overdose di unguento.
Dopo la presa della città r.Andello convoca i suoi dentro al tempio R.obosiano di r.Occhio per urlare la vittoria e l'inizio della loro rinascita con la costruzione di R.OCCHIA sul pendio sovrastato da r.Occhio. "r.Obosia non esiste più e nessuno potrà mai più nominarla! Prendete i prigionieri e rendeteli nostri schiavi per ereggere il nostro futuro! R.OCCHIA nasce oggi, dalle ceneri di R.Obosia!”

Fine

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